Introduzione alla scrittura femminile nel Rinascimento

Carlotta Moro e Simone Monti

Le donne del Rinascimento erano subordinate agli uomini. Salvo alcune eccezioni, occupavano una posizione di subalternità all’interno della famiglia, non erano autorizzate ad uscire di casa liberamente ed erano escluse dalla maggior parte delle professioni. Complessivamente, le loro possibilità educative erano inferiori a quelle dei loro fratelli. Non potevano viaggiare alla ricerca di manoscritti, erano scoraggiate dal padroneggiare la retorica e raramente avevano accesso agli studi classici. Il rischio di essere bollate come innaturali e impudenti era sempre presente per coloro che perseguivano l’eccellenza intellettuale. Per questi motivi, la partecipazione femminile nel movimento umanista e nella letteratura fu inevitabilmente limitata.

Nonostante i numerosi ostacoli, in questo periodo assistiamo alla graduale affermazione delle donne come protagoniste in ambito culturale - un’ascesa senza precedenti in termini di numeri, di rilievo e di accettazione. Grazie soprattutto agli studi di Virginia Cox[1], sappiamo che sebbene questo sia stato un fenomeno europeo, la penisola italiana ne fu il fulcro: tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo, infatti, l’Italia contava più di duecento autrici[2]. Nelle parole di Cox, “la figura della donna creativa, la virtuosa, è una delle novità culturali più chiaramente documentabili del Rinascimento italiano, e una delle più potenti anticipazioni della modernità in questo periodo”[3]. Nonostante non tutte le scrittrici abbiano riscosso la stessa fortuna presso i contemporanei, molte entrarono a far parte di accademie letterarie, pubblicarono i loro testi e ottennero il riconoscimento dei loro colleghi. Anche se il posto delle donne nella cultura letteraria rimase marginale, la loro presenza nel tempo si fece sempre più consistente e accettata.

La storia della scrittura femminile nell’Italia della prima età moderna forma una parabola ascendente, e può essere divisa in due fasi principali. Nella prima, aderendo alla pratica stabilita dalla celebre Vittoria Colonna, la maggioranza dei testi pubblicati da donne fu costituita dalla lirica petrarchista e dalla lettera familiare. Con una genealogia alle spalle, la gamma della produzione femminile si allargò in modo significativo a partire dal 1580. Infatti, nella seconda metà del secolo, come rilevato da Cox, le scrittrici si cimentarono in quasi ogni genere letterario: dalla poesia religiosa al poema epico, dal trattato polemico al dialogo, dal dramma pastorale all’agiografia[4]. Anche la lirica conobbe un’espansione senza precedenti, sia in termini quantitativi che qualitativi, come testimoniato anche dalla pubblicazione della prima antologia esclusivamente al femminile allestita da Ludovico Domenichi, Rime diverse d’alcune nobilissime et virtuosissime donne (1559). Organizzata per aree geografiche, quest’antologia restituisce un’immagine dettagliata della capillare diffusione della scrittura lirica femminile: essa aveva ormai trovato un’esponente in ogni parte della penisola e anche in diverse classi sociali e includeva i nomi di Chiara Matraini (1515-1604), Laura Battiferri (1523-1589), Gaspara Stampa (1523/25-1554), Veronica Franco (1546-1591), Francesca Turina (1553-1641), Isabella Andreini (1562-1604) e molte altre.

Virginia Cox si è interrogata sulle premesse che permisero lo sviluppo di questo fenomeno, individuandole in alcuni radicali cambiamenti sociali, culturali e letterari[5]. Innanzitutto, la proliferazione delle corti nella penisola italiana creò un clima propizio all’ascesa femminile in campo culturale, generando sia un alto numero di donne educate, sia una grande diffusione di opere filogine. Infatti, la consorte di un principe doveva ricevere un’istruzione adeguata a conversare spiritosamente e diplomaticamente, a gestire gli affari politici e a detenere il potere in assenza del marito. Ci si aspettava, quindi, che le dame di palazzo fossero colte, e che dimostrassero la propria erudizione attraverso attività come il mecenatismo, la capacità di suonare strumenti ed il collezionismo d’arte. Anche al di fuori della corte, le donne delle classi più elevate iniziarono a ricevere un’educazione di alto livello, solitamente per ottenere riconoscimento sociale per la propria famiglia.

Un altro importante fattore fu la diffusione della stampa. L’emergere di questa tecnologia nella maggior parte delle città italiane, infatti, coincise con l’espansione del mercato letterario e con l’interesse degli editori di cercare nuovo materiale. La crescita esponenziale di quello che oggi chiameremmo il settore editoriale produsse una vera e propria rivoluzione, aumentando non solo la circolazione di opere ma anche il numero di lettori e, soprattutto, lettrici. Le donne da una parte beneficiarono del prezzo ridotto delle opere a stampa, che poterono essere acquistate da più larghe porzioni della popolazione, dall’altra ottennero un più facile accesso all’oggetto-libro, che cominciò a popolare le case private e non solo i tradizionali luoghi del sapere a cui le donne avevano accesso limitato (se non, nella maggior parte dei casi, nullo). Inoltre, il fiorire del volgare come lingua letteraria dominante nel Seicento fece sì che le donne diventassero una presenza consolidata nel campo letterario.

 

Bibliografia:

Cox, Virginia, Women’s Writing in Italy, 1400-1650 (Baltimore: Johns Hopkins University Press, 2008).

Cox, Virginia, The Prodigious Muse: Women’s Writing in Counter-Reformation Italy (Baltimore: John Hopkins University Press, 2011).

Cox, Virginia, Lyric Poetry by Women of the Italian Renaissance (Baltimore: The Johns Hopkins University Press, 2013).

Cox, Virginia, A Short History of the Italian Renaissance (London, IB Tauris, 2016).

In Dialogue with the Other Voice in Sixteenth-Century Italy: Literary and Social Contexts for Women’s Writing, a cura di Julie D. Campbell e Maria Galli Stampino (Toronto: Iter Inc., 2011).

Nel cerchio della luna: figure di donna in alcuni testi del XVI secolo, a cura di Marina Zancan (Venezia: Marsilio, 1983).

Plastina, Sandra, “Donne e Scrittura tra Cinquecento e Seicento,” Bruniana & Campanelliana, 19.1 (2013) pp. 193-200.

Richardson, Brian, Women and The Circulation of Texts in Renaissance Italy (Cambridge: Cambridge University Press, 2020).

Robin, Diana, Publishing Women: Salons, the Presses, and the Counter-Reformation in Sixteenth Century Italy (Chicago: University of Chicago Press, 2007).

Sanson, Helena, Donne, precettistica e lingua nell’Italia del Cinquecento. Un contributo alla storia del pensiero linguistico (Firenze: Accademia della Crusca, 2007).

Sanson, Helena, “Women and Language Codification in Italy: Marginalized Voices, Forgotten Contribution.” In Women in the History of Linguistics, a cura di W. Ayres-Bennett e H. Sanson (Oxford: Oxford University Press, 2020), pp.59-90.

Von Tippelskirch, Xenia, Sotto controllo. Letture femminili in Italia nella prima età moderna (Roma: Viella, 2011).

Zancan, Marina, Il doppio itinerario della scrittura: La donna nella tradizione letteraria italiana (Torino: Einaudi, 1998).



[1] Virginia Cox, Women’s Writing in Italy, 1400-1650 (Baltimore: Johns Hopkins University Press, 2008); Virginia Cox, The Prodigious Muse: Women’s Writing in Counter-Reformation Italy (Baltimore: John Hopkins University Press, 2011).

[2] Virginia Cox, A Short History of the Italian Renaissance (London: IB Tauris, 2016) p. 194.

[3] Ibid, p. 167

[4] Virginia Cox, Women’s Writing in Italy, 1400-1650 (Baltimore: Johns Hopkins University Press, 2008); Virginia Cox, The Prodigious Muse: Women’s Writing in Counter-Reformation Italy (Baltimore; John Hopkins University Press, 2011); Virginia Cox, Lyric Poetry by Women of the Italian Renaissance (Baltimore: The Johns Hopkins University Press, 2013).

[5] Virginia Cox, Women’s Writing in Italy, 1400-1650 (Baltimore: Johns Hopkins University Press, 2008)

Indietro
Indietro

La lirica femminile del Cinquecento