La nascita del pensiero femminista, parte II: Lucrezia Marinella e “La nobiltà et l’eccellenza delle donne” (1600)

Lucrezia Marinella, La nobiltà et l’eccellenza delle donne, frontespizio (1601).

La nobiltà et l’eccellenza delle donne di Lucrezia Marinella (1571-1653) mira a dimostrare che le donne sono superiori agli uomini, nonostante la loro mancanza di esperienza e d’istruzione le condanni ad un’innaturale inferiorità. Stampata nel 1600 a Venezia (e successivamente in due ulteriori edizioni, nel 1601 e nel 1621), l’opera è una rivalsa contro I donneschi difetti (1599) di Giuseppe Passi, una convenzionale diatriba misogina che aderisce a stereotipi sessisti, caratterizzando le donne come creature inferiori, vili, avare, volubili, vanitose e litigiose. La risposta di Marinella forma una doppia refutazione attraverso due sezioni principali, così sintetizzate nel frontespizio dell’opera:

“Nella prima [parte] si manifesta la nobiltà delle donne co’ forti ragioni, e infiniti essempi, e non solo si distrugge l’opinione del Boccaccio, d’amendue i Tassi, dello Sperone, di Monsig. Di Namur, e del Passi, ma d’Aristotile anchora. Nella seconda si conferma co’ vere ragioni, e co’ vari essempi da innumerabili Historici antichi, e moderni tratti, che i Diffetti de gli huomini trapassano di gran lunga que’ delle Donne.”

Il testo si apre con un’audace dichiarazione che illustra l’atteggiamento impavido ed iconoclastico dell’autrice - l’opera non è animata dall’odio né dall’invidia, confessa Marinella, perché lei non ha mai desiderato, né desidererà mai, di essere un uomo: “Odio me […] non move, meno invidia; […] percioché io non ho desiderato, né desidero, né mai desidererò […] di essere maschio”[1].

Come osserva Letizia Panizza, La nobiltà et l’eccellenza delle donne occupa un posto unico nel panorama italiano del dibattito sui sessi, in quanto è il primo trattato accademico scritto da una donna che argomenta sistematicamente la superiorità femminile attraverso ragionamenti teorici, un’abbondante serie di esempi, e critiche erudite di scrittori e filosofi, i cui assunti fungono da piedistallo per le idee dell’autrice, o, più spesso, vengono proposti solo per essere demoliti[2]. Marinella dimostra una conoscenza estesa della cultura classica, della teologia, e della letteratura medievale e rinascimentale, citando autori come Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto e Tasso, ma anche filosofi e teologi come Plotino, sant’Agostino, Marsilio Ficino, Leone Ebreo e altri.

Per difendere la libertà delle donne, Marinella sfida soprattutto Aristotele, elaborando una critica stringente alle affermazioni sulla differenza fisiologica e morale tra i sessi da lui esposte nella Politica e nella Storia degli animali.  Inizialmente, Marinella mette in evidenza le incongruenze logiche delle sue argomentazioni, per poi porre in luce l’inattendibilità delle sue osservazioni, contestandole attraverso richiami alla realtà storica. In aperta polemica con Aristotele, Marinella respinge l’assunto secondo cui una temperatura corporea più bassa implica l’imperfezione e la debolezza della donna, riportando esempi di uomini la cui temperatura corporea elevata li ha indotti a commettere azioni crudeli. Infine, la scrittrice veneziana mette in discussione l’oggettività di Aristotele, accusandolo di idolatrare il sesso maschile con fervore ingiustificato: in realtà, la sua misoginia non deriva da un ragionamento razionale, ma dall’insicurezza e dall’invidia nei confronti della moglie, come riporta Diogene Laerte. Con tono beffardo, Marinella ridicolizza alcune delle più importanti idee elaborate dal filosofo greco, sottolineandone l’assurdità: “Onde dice quel buon compagno d’Aristotele; debbono in tutto e per tutto le donne ubedire a’ maschi […]. Opinione sciocca e sentenza cruda e empia di huomo Tiranno e pauroso.” Al contrario, secondo Marinella “il proprio fine della Donna non è di esser fatta in gratia dell’huomo, mad’intendere, di governare, di generare e di adornare il mondo”[3].

Non è vero, obietta Marinella, che il sesso femminile è destinato alla reclusione domestica perché incapace di ragionare o di gestire il potere. Se il genere femminile sembra inferiore è solo perché gli uomini si sono arrogati ogni potere e privilegio, e hanno vietato alle donne di accedere all’educazione e ad incarichi politici e militari per paura di essere spodestati. Date le stesse opportunità, sostiene la scrittrice, le femmine supererebbero i maschi con un ampio margine:

“Gli huomini, temendo di non perdere la signoria, et di divenir servi delle donne, vietano a quelle ben spesso ancho il saper leggere e scrivere. […] Io vorrei che questi tali facessero questa esperienza, che essercitassero un putto e una fanciulla d’una medesima età, e ambidue di buona natura e ingegno nelle lettere e nelle armi, che vedrebbero in quanto minor tempo più peritamente sarebbe instrutta la fanciulla del fanciullo”[4].

Gli uomini vengono quindi descritti come dittatori arroganti che ostacolano le donne per paura di perdere la propria signoria. Marinella include anche un’esortazione alle donne, scrivendo: “Ma se le donne, come io spero, si sveglieranno dal lungo sonno dal quale sono oppresse, diverranno mansueti e umili questi ingrati e superbi”[5]. Con questa dichiarazione, una delle più esplicitamente politiche all’interno del testo, l’autrice suggerisce alle donne di ribellarsi per sfuggire alla subordinazione patriarcale.

Come Il merito delle donne, il trattato di Marinella critica la rimozione della memoria femminile dal racconto storico, che non è altro che un prodotto distorto, parziale e difettoso di intellettuali invidiosi delle donne. Ad un lettore poco familiare con la disciplina storica potrebbe sembrare che le donne non abbiano agito, scritto, imparato e creato per secoli, ma in realtà, afferma Marinella, questa impressione sarebbe erronea: la verità è che le donne non sono state ricordate e celebrate per le proprie imprese, come invece accade agli uomini.

“Credono alcuni poco pratichi dell’Historie, che non ci sieno state, né ci sieno donne nelle scienze e nelle arti perite e dotte. E questo appreso loro pare impossibile. […] Ma se quelle hanno la medesima anima ragionevole che ha l’huomo, come di sopra ho mostrato chiaramente, e anco più nobile: perché anchor più perfettamente non possono imparare le medesime arti e scienze le quali imparano gli huomini? Anzi quelle poche che alle dottrine attendono divengono tanto delle scienze ornate che gli uomini le invidiano e le odiano, come sogliono odiare i minori i maggiori”[6].

Dopo essersi scagliata in un’invettiva contro gli storici, descritti come dei calunniatori, Marinella li avverte che i loro sforzi saranno vani perché La nobiltà riabiliterà la memoria delle donne: “ma in darno vi affaticate; percioché la verità, che risplende in queste mie mal vergate carte, le inalzerà a vostro malgrado fino al Cielo”[7]. In risposta alla soppressione patriarcale delle voci femminili, il capitolo “Delle nobili attioni, e virtù delle donne, le quali quelle de gli huomini di gran lunga superano, come con ragioni, e essempi si prova” produce un arazzo di numerose donne illustri: regine e poetesse, sante e filosofe, studiose e madri che hanno governato nazioni, costruito città, condotto guerre e scritto libri. L’elenco si articola attraverso una serie di domande retoriche volte a sottolineare l’ingiustizia dell’esclusione del genere femminile dalla memoria pubblica (“Dove rimane Brigida santa? Che ci lasciò scritto un nobil libro delle sue revelationi. Dove Santa Caterina da Siena?”[8]). Personaggi della letteratura antica o moderna, personalità della storia passata e presente e grandi scrittrici si susseguono come prove inconfutabili della superiorità del sesso femminile. Marinella nomina anche Isotta Nogarola e Moderata Fonte, riconoscendo esplicitamente il debito nei confronti di queste pensatrici che si erano già espresse nella querelle des femmes. Incarnando diversi talenti, tutte queste figure provano l’idoneità della donna al combattimento militare, all’autorità politica e alla scrittura. Purtroppo, Marinella non fu testimone della trasformazione del metodo storiografico da lei auspicata. Infatti, quarantacinque anni dopo, nel trattato Essortationi alle donne et a gli altri, se a loro saranno a grado (1645), la scrittrice, ormai anziana, tornerà a chiedersi:

Quanti libri di huomini antichi si sono conservati, e si conservano, e di Donne non ne veggiamo alcuno? […] Pur possiamo credere esserne state almeno alcune, se non molte, c’habbiano composto opere degne di eterna fama: nondimeno di quelle non si ritrova memoria. Da ciò conoscerete che gli huomini non vogliono favorire le vostre compositioni […]. Non vogliono che la Donna gareggi seco, hanno acquistato la tirannide del Regno della gloria; onde tutte le opere vostre corrono nel grembo dell’oblivione.[9]

La nobiltà et l’eccellenza delle donne inquadra l’idea della superiorità della donna anche in un contesto religioso. Tutto ciò che esiste, scrive Marinella, ha origine dalle idee eternamente presenti nella mente del Creatore, che è la causa di ogni cosa. Ne consegue che ogni disuguaglianza qualitativa tra i sessi sia necessariamente preesistente nell’intelletto divino: la superiorità fisica e spirituale del genere femminile è quindi sancita dal volere di Dio, conclude Marinella. Il fondamento della sua teoria sulla superiorità femminile è la dottrina neoplatonica, secondo cui l’ammirazione della bellezza degli oggetti materiali può garantire l’accesso alla realtà soprasensibile. Se la pulcritudine è la luce di Dio cristallizzata nella forma umana, l’aspetto esteriore delle donne, afferma Marinella, è tra le più alte espressioni del divino: come attestano tutti i poeti, i loro volti sono irradiati dallo “splendor del paradiso,”[10] e questa bellezza - segno della grazia che emana dall’anima - è la prova più concreta della superiorità ontologica e spirituale del sesso femminile. Contro la filippica di Giuseppe Passi sulle tendenze intrinsecamente viziose delle donne, Marinella sostiene che in quanto vestigia visibile di Dio nel mondo, la perfezione del fisico femminile è degna di venerazione in virtù della sua sacralità. In aggiunta, apprezzando la magnificenza delle donne, gli uomini ne possono cogliere la virtù interiore ed essere così elevati verso il Paradiso. La bellezza femminile facilita l’ascesa al cielo, alzando “le menti de gli huomini a Dio,”[11] guidandoli “alle superne intelligenze”[12]. Ribaltando, quindi, il luogo comune sul corpo delle donne come trappola tesa dal demonio per istigare l’uomo alla lussuria, il trattato presenta l’anatomia femminile come “un miracolo riguardevole”[13]. È notevole che Marinella non si ponga il problema di come conciliare la fisicità di una donna e la sua fede - nessun abisso incolmabile sembra separare la femminilità dalla divinità. Al contrario, l’autrice suggerisce che le donne godono di un legame più stretto con Dio non nonostante ma grazie alla loro fisicità. In tal modo, Marinella pone la donna come il riflesso più pieno di Dio, e quindi come la più alta manifestazione dell’essere umano[14].

 

La nobiltà et l’eccellenza delle donne è disponibile online: edizione del 1601; edizione del 1621.

Testi: 

Lucrezia Marinella, La nobiltà et l’eccellenza delle donne: et i difetti, e mancamenti de gli huomini. Discorso di Lucrezia Marinella in due parti diviso (Venezia: Giovanni Battista Ciotti, 1600).

Lucrezia Marinella, La nobiltà et l’eccellenza delle donne, co’ difetti et mancamenti de gli huomini. Discorso di Lucrezia Marinella in due parti diviso (Venezia: Giovanni Battista Ciotti, 1601).

 Lucrezia Marinella, Essortationi alle donne et a gli altri, se a loro saranno a grado (Venezia: Francesco Valvasense, 1645).

  

Studi:

Ardissino, Erminia, “Lucrezia Marinella, divulgatrice biblica.” In Donne interpreti della Bibbia nell’Italia della prima età moderna. Comunità ermeneutiche e riscritture (Turnhout: Brepols, 2020) pp. 211-215.

Benedetti, Laura, “Introduction.” In Exhortations to Women and to Others if they Please, di Lucrezia Marinella, curato e tradotto da Laura Benedetti (Toronto: Centre for Reformation and Renaissance Studies, 2012) pp.1-38.

Cagnolati, Antonella, “Un duello in punta di penna: Strategie antimisogine nella Nobiltà.” In A Portrait of a Renaissance Feminist: Lucrezia Marinella’s Life and Works, a cura di Antonella Cagnolati (Rome: Aracne, 2013) pp. 41–66.

Chemello, Adriana, “The rhetoric of eulogy in Lucrezia Marinella’s La nobiltà et l’eccellenza delle donne.” In Women in Italian Renaissance Culture and Society, a cura di Letizia Panizza (London: Routledge, 2000) pp. 463-477.

Conti Odorisio, Ginevra, Donna e società nel Seicento. Lucrezia Marinelli e Arcangela Tarabotti (Roma: Bulzoni, 1979).

D’Alessandro Behr, Francesca, “Philosophy, Religion, and the Praise of Women in Lucrezia Marinella,” in Idealising Women in the Italian Renaissance, a cura di Elena Brizio e Marco Piana (Toronto: Centre for Renaissance and Reformation Studies, 2022) pp. 137-173.

De Tommaso, Emilio Maria, “‘Della natura et essenza del donnesco sesso.’ Ontologia della Differenza di Genere in Lucrezia Marinella,” Bruniana & Campanelliana, XXVI (2020), pp. 63-75.

Deslauriers, Marguerite, “Marinella and her interlocutors: hot blood, hot words, hot deeds,” Philos Stud, 174 (2017) pp. 2525-2537.

Deslauriers, Marguerite, “Lucrezia Marinella,” Stanford Encyclopedia of Philosophy (2018).

Ferrari Schiefer, Valeria, “La teologia della bellezza di Lucrezia Marinella (1571-1653) in tre delle sue opere,” Annali di studi religiosi, 2 (2001) pp. 187-207.

Malpezzi Price, Paola e Christine Restaino, Lucrezia Marinella and the “Querelle des Femmes” in Seventeenth Century Italy (Madison: Farleigh Dickinson University Press, 2008).

Piana, Marco, “Divinae Pulchritudinis Imago: The Neoplatonic Construction of Female Identity in Lucrezia Marinella’s La nobiltà et l’eccellenza delle donne (1601).” In Genealogie. Re-Writing the Canon: Women Writing in XVI-XVII Century Italy, a cura di Stefano Santosuosso (Seville: Arcibel Editores, 2018).

Plastina, Sandra, “«Nella milizia riuscir più d’una». Amazzoni e donne in armi da Boccaccio a Lucrezia Marinella,” Bruniana & Campanelliana, XXIII.2 (2017) pp. 493-503.

Westwater, Lynn Lara, “«Le false obiezioni de’ nostri calunniatori»: Lucrezia Marinella responds to the misogynist tradition,” Bruniana & Campanelliana, XII.1 (2006) pp. 95-109.

Willer, Annika, “Silent Deletions: The Two Different Editions of Lucrezia Marinella’s La Nobiltà et l’Eccellenza delle Donne,” Bruniana & Campanelliana, 19.1 (2013) pp. 2017-219.



[1] Lucrezia Marinella, La nobiltà et l’eccellenza delle donne, co’ difetti et mancamenti de gli huomini. Discorso di Lucrezia Marinella in due parti diviso (Venezia: Giovanni Battista Ciotti Senese, 1601) p. 2.

[2] Letizia Panizza, “Introduction to the Translation.” In Lucrezia Marinella, The Nobility and Excellence of Women, and the Defects and Vices of Men, curato e tradotto da Anne Dunhill (Chicago: University of Chicago Press, 1999) p. 2.

[3] Lucrezia Marinella, La nobiltà et l’eccellenza delle donne, co’ difetti et mancamenti de gli huomini. Discorso di Lucrezia Marinella in due parti diviso (Venezia: Giovanni Battista Ciotti, 1601) p. 32; p. 123.

[4] Ibid, p. 32.

[5] Lucrezia Marinella, La nobiltà et l’eccellenza delle donne: et i difetti, e mancamenti de gli huomini. (Venezia: Giovanni Battista Ciotti, 1600) p. 119.

[6] Lucrezia Marinella, La nobiltà et l’eccellenza delle donne, co’ difetti et mancamenti de gli huomini. Discorso di Lucrezia Marinella in due parti diviso (Venezia: Giovanni Battista Ciotti, 1601) p. 37

[7] Ibid, p. 35.

[8] Ibid, pp. 42-43.

[9] Lucrezia Marinella, Essortationi alle donne et a gli altri, se a loro saranno a grado (Venezia: Francesco Valvasense, 1645) pp. 60-61.

[10] Lucrezia Marinella, La nobiltà et l’eccellenza delle donne, co’ difetti et mancamenti de gli huomini. Discorso di Lucrezia Marinella in due parti diviso (Venice: Giovanni Battista Ciotti Senese, 1601) p. 17.

[11] Ibid, p. 22.

[12] Ibid, p. 17.

[13] Ibid, p. 17.

[14] Emilio Maria de Tommaso, “‘Della natura et essenza del donnesco sesso.’ Ontologia della Differenza di Genere in Lucrezia Marinella,” Bruniana & Campanelliana, XXVI (2020), p. 75.

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