Veronica Franco (1546-1591)

Elena Spinelli

Veronica Franco fu poetessa e cortigiana, figura di spicco nei circoli intellettuali della Venezia della seconda metà del Cinquecento. Le sue terze rime e sonetti ci restituiscono una voce poetica erudita, che mira a sfidare le tradizioni e i topoi della poesia petrarchista del tempo.

Franco nacque a Venezia nel 1546, in una famiglia di ‘cittadini originari’, che tradizionalmente erano impiegati nella burocrazia statale e nelle confraternite religiose. La madre di Veronica, Paola Fracassa, era una ‘cortigiana onesta’, e avviò la figlia alla sua stessa professione. Franco aveva tre fratelli maschi, e pertanto si avvantaggiò della stessa istruzione a loro garantita. Si sposò con il medico Paolo Panizza, ma di fatto si separarono presto. Franco ebbe due figli di cui ci sia traccia, Achilletto ed Enea, ma in un processo del 1580 affermò di aver partorito sei volte. Per la maggior parte della sua vita, Veronica Franco si occupò della gestione della sua dimora, patrimonio, e figli.

Nel 1574, Enrico III di Valois, viaggiando dalla Polonia verso la Francia, fece tappa a Venezia, dove scelse di trascorrere una notte con Franco. Questo fatto aumentò la fama di Franco in città, e alla partenza di Enrico ella gli donò un suo ritratto e due sonetti, “Come talor dal ciel sotto umil tetto” e “Prendi, re per virtù sommo e perfetto”. Nel 1580, Franco subì un furto nella sua dimora, ma alcuni mesi dopo venne denunciata dal precettore del figlio Achilletto di aver usato sortilegi e altre forme di arti magiche affinché i suoi beni trafugati le fossero restituiti. Franco si difese e venne assolta, probabilmente anche grazie all’intervento di uomini politici a lei legati. Dopo le vicende legali degli anni ’80, non sappiamo molto della vita di Franco, se non che durante la pestilenza del 1875-6 si impoverì di molto, e che intorno ai 35 anni abbandonò la sua vita professionale e intraprese invece opere benefiche. Secondo quanto riportato da Rosenthal, già nel 1582 Franco viveva in una parte della città dove abitavano molte prostitute impoverite[1]. Franco morì nel 1591.

Opere

Della poesia di Veronica Franco ci restano 16 sonetti e 17 poemi in terza rima. Inoltre nel 1580 Franco pubblicò una raccolta, da lei stessa curata, di lettere scambiate con figure politiche e intellettuali del suo tempo. Solo due portano il nome dei destinatari: la prima è dedicata al re di Francia Enrico III, e la ventunesima al pittore veneziano Jacopo Tintoretto, a ringraziamento di un ritratto.

Veronica Franco fu parte integrante della vita intellettuale veneziana della seconda metà del Cinquecento. I suoi rapporti più stretti furono con il circolo letterario Ca’ Venier, incentrato intorno alla figura di Domenico Venier, intellettuale di spicco che divenne patrono e protettore di Franco. Nel 1575 Francesco Martinengo chiese a Franco di curare una miscellanea poetica in commemorazione del fratello Estore, dove compaiono anche 9 sonetti di Franco.

Le poesie più celebri di Franco sono però le sue Terze Rime, che pubblicò nel 1575 o 1576. Queste sono divise in capitoli, e alternate in forma di dialogo con componimenti di suoi corrispondenti. Come osserva Sara Maria Adler, sia la struttura dell’opera che i temi dei componimenti della poetessa contribuiscono a costruire la sua critica agli elementi caratteristici della lirica petrarchistica, come la superiorità e irraggiungibilità, e allo stesso tempo la passività, della donna amata[2]. Per esempio, nella sua risposta a Marco Venier Franco scrive evidenziando la sua volontà di instaurare un rapporto volto all’uguaglianza fra lei e l’amato, e una corrispondenza tra lodi poetiche e azioni che dimostrino concretamente il sentimento sentito:

Certe proprietati in me nascose

vi scovrirò d’infinita dolcezza,

che prosa o verso altrui mai non espose,

con questo, che mi diate la certezza

del vostro amor con altro che con lodi,

ch'esser da tai delusa io sono avezza:

 

piú mi giovi con fatti, e men mi lodi,

e, dov’ è in ciò la vostra cortesia

soverchia, si comparta in altri modi.                  

(Terze Rime, capitolo II, 43-60)[3]

I componimenti in terza rima della Franco hanno in genere una vena esplicitamente erotica, ma non mancano temi più legati alla tradizione della lirica amorosa, come il capitolo VIII (sul tema di amore militante). Il capitolo XVI è invece il più polemico, in cui Franco si difende da insulti e diffamazioni fatti su di lei dal cugino di Marco, Maffio Venier. In un’invettiva mirata a difendere la propria reputazione (senza mai peraltro nascondere la professione di cortigiana), il capitolo diventa poi una difesa del genere femminile contro gli attacchi verbali e fisici spesso mossi dagli uomini:

Quando armate ed esperte ancor siam noi,

render buon conto a ciascun uom potemo,

ché mani e piedi e core avem qual voi;

 

e, se ben molli e delicate semo,

ancor tal uom, ch'è delicato, è forte;

e tal, ruvido ed aspro, è d’ardir scemo.

 

Di ciò non se ne son le donne accorte;

che, se si risolvessero di farlo,

con voi pugnar porían fino a la morte.

 

E per farvi veder che ’l vero parlo,

tra tante donne incominciar voglio io,

porgendo essempio a lor di seguitarlo.

 

A voi, che contra tutte sète rio,

con qual’armi volete in man mi volgo,

con speme d'atterrarvi e con desio;

 

e le donne a difender tutte tolgo

contra di voi, che di lor sète schivo,

sí ch’a ragion io sola non mi dolgo.                   

(Terze Rime, capitolo XVI, 64-81)[4]

 


Bibliografia: 

Gaspara Stampa e Veronica Franco, Rime: Gaspara Stampa, Veronica Franco, a cura di Abdelkader Salza (Bari: Laterza, 1913).

Sara Maria Adler, “Veronica Franco’s Petrarchan Terze Rime: Subverting the Master's Plan,” Italica 65.3 (1988) pp. 213-233. DOI: https://www.jstor.org/stable/478573

Floriana Calitti, “FRANCO, Veronica”. Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50, 1998.

Marcella Diberti-Leigh, Veronica Franco: Donna, poetessa e cortigiana del Rinascimento (Ivrea: Priuli & Verlucca, 1988).

Margaret F. Rosenthal, The Honest Courtesan: Veronica Franco, Citizen and Writer in Sixteenth-Century Venice (Chicago: University of Chicago Press,1992).

Margaret F. Rosenthal, “Franco, Veronica (1546-1591), Venetian Courtesan Poet”. The University of Chicago Library, 2003.




[1] Margaret F. Rosenthal, “Franco, Veronica (1546-1591), Venetian Courtesan Poet”. The University of Chicago Library, 2003.

[2] Sara Maria Adler, “Veronica Franco’s Petrarchan Terze Rime: Subverting the Master's Plan”. Italica 65, no. 3 (1988): 213-233, 214-5.

[3] Gaspara Stampa e Veronica Franco, Rime: Gaspara Stampa, Veronica Franco. A cura di Abdelkader Salza. Bari: Laterza, 1913.

[4] Ibid.

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Moderata Fonte (1555-1592)

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Giulia Bigolina (ca.1518-1569)